Sovrapposta l’ennesima tonalità di vernice alla parete, l’omone
che aveva preferito apprendere un mestiere alla scuola, dando prova di maestria
intellettiva oltre che di restauro, aggiunse:
“Tutto sta nel padroneggiare con sapienza
l’arte dei nodi marinari di modo che a sfilarsi sia sempre e soltanto quanto di
più superfluo, e non anche quei beni capaci
di scandire i nostri giorni che, di contro, restano pertanto ben saldi al
nostro panciotto. Proprio come si fa con gli orologi da taschino, vede?!”
L’espressione della padrona di casa si fece dubbiosa. Madame,
non solo non riusciva ad afferrare quale tonalità potesse garantire la resa
migliore per la sua sala da pranzo ma mostrava qualche difficoltà anche
rispetto a quella conversazione. Esattamente come tutto il resto dei lavori sul
maniero – in divenire – anche quel
dialogo iniziava ad apparirle sconnesso.
“L’entusiasmo, Madame,
l’entusiasmo è un buon esempio di ciò di cui parlo. Quando perso - sentenziò
Marcello mostrando ancor più da vicino a Madame il suo bell’orologio da
taschino - con esso si fanno manchevoli gli
stimoli e sull’onda di ritmi routinari, rallentanti dalla mancanza di sogni, viviamo
una vita da automi. Smettiamo di essere
noi e ci omologhiamo a delle macchine, meno oliate ed efficienti di queste
ultime però. Che altro motivo avrei di porgerle queste mani variopinte di
vernice se non fosse altro che per farle notare il nodo di scocca che tiene il
mio orologio?”
A quel punto fu chiaro a Madame che nella sua casa, nel
cuore della Provenza, un tocco di verde mare, ondeggiante e vitale fosse
esattamente ciò che più le si confaceva.
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