sabato 9 aprile 2016

"T" come tremilacinquentonovantotto mail

"Due cose mi sono sembrate ben più  《amare》..."

Così iniziava la mail che E. mi aveva spedito - probabilmente di getto - alle 9:47 del giorno seguente la nostra serata in dipartimento. Fortunatamente la notifica a comparsa del suo messaggio mi aveva raggiunto in un momento  (ultimamente raro) di solitudine. E prima ancora che modificassi le impostazioni di lettura messaggi  del mio smartphone, la curiosità mi fece suo. Cliccai sull'icona della posta in arrivo e proseguii la lettura.

"Due cose mi sono sembrate ben più  《amare》.  La tua affermazione 《basta qui dentro》, perché non esiste un al di fuori questo laboratorio; e il tuo 《 basta qui dentro 》subito dopo il nostro ennesimo cedimento qui dentro. I gusti sono gusti e per quanto mi riguarda l'unico piacere amaro resta il caffè.  Le altre cose della vita le preferisco dolci. E, infondo, sono una che crede di meritarla una vita di praline a colori. Questo mercoledì me lo prendo di pause-caffé e di pausa da te."

Era chiaro, da quanto leggevo che lei avesse colto le mie difficoltà e i miei sensi di colpa dopo averla baciata, baciata a lungo. Era chiaro che viveva la nostra clandestinità con un certo sforzo e che le mie montagne russe emotive cominciavano ad apparirle insensate e insopportabili.

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